Oranje per caso! La storia di alcune meteore della nazionale olandese

L'appellativo di meteora viene dato a quei calciatori che, loro malgrado, non sono riusciti a “lasciare il segno” o comunque un ricordo positivo tra i tifosi e gli appassionati.In nazionale accade spesso che, per via della reticenza dei titolari a giocare le amichevoli o i contemporanei infortuni delle prime scelte, il selezionatore si trovi a dover premiare, con la convocazione in nazionale, calciatori che si sono resi protagonisti di buone partite in campionato.



E' il caso di Frank Berghuis, a lungo giocatore dell'FC Volendam, l'altra Oranje, con cui ha raccolto 66 presenze e 23 goals tra il 1989 e il 1991. Cresciuto nelle giovanili del PSV Eindhoven, dopo alcune infruttuose esperienze in prestito al VVV Venlo e al PEC Zwolle, Pico trovò nel villaggio che affaccia sul Gouwzee il luogo ideale per rendere al meglio come calciatore. 
Una serie di buone prestazioni e gli infortuni di alcuni eccellenti colleghi gli permisero di rientrare tra i convocati per l'amichevole giocata il 20 dicembre 1989, per celebrare il centenario della KNVB, che vide l'Olanda sfidare il Brasile di Dunga, Careca e Romario al De Kuip di Rotterdam.
Frank, padre del trequartista del Feyenoord Steven, partì addirittura da titolare, al pari di altri due debuttanti 
(Sturing e Latuheru), salvo venire sostituito al 58' da Van't Schip dopo una scialba prestazione.
Alla scadenza del contratto con la sua squadra, l'allora ventiduenne ala sinistra scelse di trasferirsi in Turchia, firmando con il Galatasaray il contratto che avrebbe dovuto garantirgli il vero passo in avanti nella sua carriera.
L'avventura a Istanbul, però, si rivelò fallimentare: Berghuis non scese mai il campo con i leoni dell'Ali Sami Yen, motivo per il quale decise di tornare in Olanda a gennaio, nella sua Volendam. L'arancione della maglia dei Wijdbroeken fu il solo della sua carriera, visto che mai più ebbe l'occasione di rientrare nel giro della nazionale.



Simili furono le circostanze che portarono Romano Denneboom all'esordio con la maglia dell'Olanda: dovendo far fronte al ritiro di numerosi elementi dopo le semifinali all'Europeo portoghese del 2004, il neo commissario tecnico Marco van Basten decise di schierare l'attaccante appena arrivato al NEC Nijmegen, in coppia con Roy Makaay, nell'undici che avrebbe affrontato, in amichevole, il Liechtenstein. 
Denneboom, protagonista di un buon inizio di stagione in campionato, giocò una partita tutt'altro che memorabile, venendo sistematicamente fermato dal semi-dilettante Martin Telster, difensore in forza al Fc Vaduz. All'intervallo, con l'Olanda in vantaggio per 1-0, Van Basten decise di cambiare le carte in tavola, lasciando l'attaccante di Schiedam in panchina in quella che si rivelerà essere la sua prima e ultima esperienza con la maglia arancione.

Esiste poi, per alcuni, un solo momento per dimostrare il proprio valore al mondo intero, rappresentando i colori della nazionale e mettendosi in mostra agli occhi degli addetti ai lavori. Uno dei calciatori che meglio rappresenta, nella sua accezione calcistica, il concetto di meteora, è Willy Janssen, giovane difensore del PSV e protegè di Kees Rijvers, che lo aveva promosso in prima squadra sul finire degli anni settanta, prima di lasciare Eindhoven.
Senza aver giocato nemmeno un minuto con la prima squadra dall'inizio della stagione, pur non rientrando nei piani del nuovo allenatore Thijs Libregts, Janssen ottenne una inattesa convocazione nella nazionale, allenata all'epoca proprio da Rijvers, rientrando in un gruppo di esordienti che comprendeva anche i giovani Gullit, Rijkaard e Kieft per l'amichevole contro la Svizzera.

A Lucerna la nazionale olandese guidata da Rijvers perse 2-1 e, nonostante i 90 minuti in campo, la carriera di Willy Janssen prese una strada totalmente diversa rispetto a quella degli altri calciatori che avevano esordito in quell'occasione: in piena polemica con Libregts, lasciò il PSV per trasferirsi al NAC, entrando nella trattativa che portò 
Ton Lokhoff a Eindhoven.  Con i gialloneri di Breda, retrocessi alla fine della stagione successiva, Janssen visse il periodo migliore della sua breve carriera, interrotta per un brutto infortunio al ginocchio. L'ultima gara da professionista è datata 19 febbraio 1983, giorno del suo ventitreesimo compleanno. 




Ben voluto dalla Dea bendata è stato Heini Otto, calciatore part-time che fu tra i protagonisti dell'FC Amsterdam a metà degli anni settanta.
Il centrocampista offensivo ottenne una totalmente inattesa convocazione last minute per la gara amichevole che l'Olanda giocò contro la Jugoslavia il 30 maggio 1975.
Al momento della partenza per Belgrado, il Commissario Tecnico George Knobel si accorse che all'appello mancava Wim Van Hanegem. Otto, che si trovava a Schipol solo perchè aveva accompagnato i compagni Jan Jongbloed e Nico Jansen, venne aggregato al gruppo del quale faceva parte anche l'ex allenatore della nazionale Bert Van Marwijk.
L'Olanda, ampiamente rimaneggiata, venne sconfitta per 3 a 0 dai padroni di casa, ma Otto scese in campo per circa 20 minuti, sostituendo Peter Arntz.
Nonostante fosse rientrato tra i pre-convocati per l'Europeo del 1980, Otto venne tagliato dalla lista e non ebbe altra occasione di vestire la maglia della nazionale maggiore, pur avendo un dignitoso prosieguo di carriera con le maglie di Twente, Middlesbrough e ADO Den Haag.


Una sola presenza, condita anche da un goal, anche per l'attaccante Willi Lippens.
Nato a Bedburg-Hau, nella Germania Ovest, Lippens, che di olandese aveva solo il passaporto, era uno dei più prolifici bomber della Bundesliga.
Nonostante i vari inviti della federazione teutonica, l'attaccante dei 
Rot-Weiss di Essen scelse di vestire la maglia dell'Olanda, più per ragioni di opportunità che altro, visto che nelle sue vene non scorreva sangue arancione. "Scelgo l'Olanda per rispetto a mio padre, che è olandese", disse Ente, il papero, probabilmente spaventato dalla concorrenza nella nationalmannschaft.
Schierato titolare da Fadrhonc nella gara vinta per 6-0 contro il Lussemburgo, valida per la qualificazione a Euro 1972, Lippens segnò il primo goal della partita, ma fu sistematicamente ignorato dai compagni di squadra, che lo consideravano tedesco a tutti gli effetti. Gli orrori della seconda guerra mondiale erano ancora fortemente sentiti in Olanda e Lippens, che in realtà non spiccicava più di qualche parola in neerlandese, fu praticamente costretto a rinuciare alla nazionale. Varrà poco, per lui, la consolazione di essere uno dei soli cinque giocatori, insieme a Jordi Cruyff, Jerrel Hasselbaink, Rob Reekers, Wim Hofkens e Tim Krul, a essere stati convocati in nazionale olandese senza aver mai giocato nell'Eredivisie.

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